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Smartphone a scuola come le penne

L’attenzione odierna all’uso degli smartphone in classe, come strumenti alla pari dei quaderni e delle penne normalmente impiegate, abbatte quelle barriere che separano la scuola dal mondo esterno.

Saluto con piacere l’attenzione e la volontà del Ministro della Pubblica Istruzione di interpretare l’esigenza di nuove pratiche di apprendimento. L’innovazione non può essere coinvolgente, né diventare sistema, se portata avanti solo da alcuni intrepidi docenti.

Se ritorno indietro nel tempo ricordo con piacere il faticoso percorso intrapreso perché per me era, allora come oggi, fondamentale comunicare con gli alunni e costruire percorsi di apprendimento insieme a loro.

Ho insegnato da sempre in scuole di frontiera. Prima è stato il pc, poi il tablet e da qualche anno si è affiancato lo smartphone. Sono tutti strumenti che i miei discenti utilizzavano al di fuori dalla scuola solo per scrivere messaggi e per parlare, pertanto consueti, ma che non ritenevano neppure loro utili per lo studio e soprattutto per la costruzione di percorsi di apprendimento condivisi e collaborativi.

Nella mia aula “aumentata”, l’apporto e il supporto dei genitori ha reso praticabile una nuova via di insegnamento altrimenti impensabile. A distanza di anni il feedback delle famiglie e i risultati conseguiti dai miei alunni nel percorso successivo, testimoniano che l’alleanza tra scuola/territorio/tecnologia è vincente per la costruzione delle generazioni future.