Il tempo della storia e il tempo della narrazione

In un testo narrativo la dimensione temporale assume un carattere fondamentale.

Esiste, infatti,  una differenza tra tempo della storia e della narrazione.

Il tempo della storia è il tempo reale nel quale si svolge la vicenda che viene raccontata con precisione storica  (il 2015, nel settecento, ecc.).

Per tempo della narrazione si intende la modalità con la quale i fatti narrati si susseguono all'interno di un racconto. Pertanto bisogna prestare attenzione all'ordine degli eventi e alla loro durata. L'autore può narrare i fatti tenendo presente l'ordine reale, logico e cronologico (fabula) o adottare un ordine artificiale iniziando la storia dal momento che ritiene più idoneo (intreccio).

Per quanto concerne la durata dei fatti narrati l'autore, secondo le sue esigenze narrative, può operare allungando o diminuendo il tempo reale di un evento. Per questo motivo la durata degli eventi narrati non coincide quasi mai con la durata reale, perché lo scrittore può dedicare molto spazio ad un evento di qualche ora e poche righe ad un fatto che nella realtà è durato qualche anno.

Per alterare il tempo reale lo scrittore ricorre ad alcuni espedienti narrativi: l'ellissi, il sommario, la pausa.

L'ellisse prevede l'omissione temporale di una serie di avvenimenti ritenuti non indispensabili per la comprensione del testo; viene evidenziata con una spaziatura tipografica e con espressioni simili "Cinque anni dopo...".

Il sommario consiste nel riassumere in poche righe fatti di una particolare durata che dall'autore sono ritenuti utili per la comprensione del testo da parte del lettore.

La pausa comporta la dilatazione del tempo della narrazione rispetto al tempo reale in presenza di riflessioni dei personaggi o descrizioni degli stessi o di ambienti.

Questi procedimenti influiscono sulla variazione del ritmo narrativo. L'ellissi e il sommario imprimono al testo un ritmo narrativo veloce, mentre la pausa un ritmo narrativo lento.